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Davide Cocozza

Lupa capitolata

La “Lupa Capitolata” emerge dalle ombre come un eco distante della grandiosità perduta,

un simbolo che un tempo reggeva sulle sue spalle il peso di un impero.

Oggi, si presenta come un riflesso malinconico del nostro tempo, dove il fasto

e la gloria hanno ceduto il passo al disincanto e al declino.

Nella sua posa, essa non è più la vigorosa nutrice di gemelli divini,

ma una creatura abbandonata, distesa tra i detriti di una civiltà in frantumi.

Le sue zampe affondano tra le rovine moderne.

La sua maestosità è ora una flebile ombra, simile a quella dei clochard invisibili

che popolano le strade, simbolo di un’umanità dimenticata e trascurata.

 

La lupa, un tempo emblema di forza e potere, è ora un monito silenzioso

delle conseguenze del comportamento umano.

I suoi occhi, un tempo fiammeggianti di orgoglio imperiale,

riflettono l’apatia e la devastazione di un mondo assonnato e inerte

che ha voltato le spalle alla sua stessa eredità. Le sue membra giacciono pesanti,

come il peso delle scelte sbagliate che gravano sul nostro presente.

Eppure, in questa rappresentazione di decadenza, c’è una bellezza cruda e poetica.

 

La “Lupa Capitolata” ci invita a riflettere sulla nostra storia, a riconoscere il valore

della memoria e a riscoprire il senso di comunità perduto.

Come un faro tra le macerie, essa ci esorta a ricostruire un futuro

che non dimentichi il passato, ma che impari da esso per non ripetere gli stessi errori. 

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